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"Atti degli Apostoli"
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Introduzione agli Atti degli Apostoli

Origine e finalità degli Atti degli Apostoli La seconda parte dell'opera lucana ha ricevuto nel II sec. il titolo di Atti degli Apostoli. In realtà gli apostoli di cui tratta quest’opera sono essenzialmente Pietro (la cui figura sembra preponderante fino al c. 12) e Paolo (che, pur avendo già fatto la sua comparsa in capitoli precedenti, occupa la scena soprattutto dal c. 13 in poi). Tale titolo si ispira al genere letterario ellenistico delle pràxeis (atti), narrazioni di gesta di personaggi famosi. Tuttavia gli Atti hanno un intento teologico fondamentale: sono storia religiosa, storia di salvezza. Essi dunque si avvicinano alle narrazioni storiche bibliche. Raccontando il diffondersi fino ai confini della terra della testimonianza su Gesù Cristo ad opera degli apostoli, essi mostrano che soggetto di tale missione è la Parola di Dio, sostenuta dallo Spirito. Come lo Spirito ha presieduto alla nascita di Gesù da Maria (Lc 1,35), lo stesso Spirito presiede alla nascita della Chiesa (At 2,1ss). Non è facile individuare le fonti utilizzate da Luca nella redazione dell’opera. Certo, egli deve aver avuto a disposizione resoconti orali e anche documenti occasionali. Fino al c. 15, il libro contiene aramaismi e semitismi che sembrano indicare una provenienza da fonti diverse. Nei successivi capitoli, probabilmente Luca utilizzò resoconti di viaggio, tradizioni relative a persecuzioni, tradizioni riguardanti temi diversi ma riunite insieme nel luogo dove circolavano (ad esempio Efeso: 18,24-19,40). In ogni caso, è certo che Luca ha rielaborato i materiali a sua disposizione, così che gli Atti sono giunti a noi come opera lucana.
Dal punto di vista letterario, negli Atti troviamo essenzialmente quattro forme di composizione: narrazioni, sommari (resoconti generalizzati della vita, della crescita e dello sviluppo della comunità primitiva: At 2,42-47; 4,32-35; 5,12-16, più alcuni sommari minori), discorsi di genere vario, tenuti soprattutto da Pietro e da Paolo (discorsi missionari, rivolti ai Giudei o ai pagani, denuncia profetica, discorsi apologetici), ma va ricordato anche il discorso di Stefano: (7,2-53), e infine le cosiddette “sezioni-noi” (16,10-17; 20,5-15; 21,1-18; 27,1-28,16), in cui il racconto passa dalla terza alla prima persona plurale e gli eventi narrati sembrano essere condivisi dal narratore.


I Contenuti
Il libro degli Atti degli Apostoli ci mostra alcuni aspetti dell'evangelizzazione compiuta dai primi cristiani e il processo di espansione della Chiesa. È un racconto prevalentemente incentrato sull'attività degli apostoli e sulla vita delle prime comunità cristiane, sorte tra il 30 e il 60. È una fonte di informazioni, grazie alle quali veniamo a conoscenza di ambienti e situazioni che illuminano il sorgere dei primi scritti neotestamentari. Il libro illustra dapprima la nascita e la vita della Chiesa di Gerusalemme, dando rilievo al ruolo dei Dodici e in particolare di Pietro; mostra poi le diverse strade che assume la missione cristiana, in cui emerge la figura di Paolo, sulla cui attività missionaria la narrazione si concentra fino al suo arrivo a Roma. Un ruolo centrale viene riconosciuto all'assemblea di Gerusalemme, in cui si affronta il rapporto tra legge e vangelo, e quindi tra la comunità dei credenti in Cristo e Israele. Il racconto degli Atti può essere articolato secondo lo schema seguente:
Prologo. Ascensione di Gesù (1,1-11)
La chiesa di Gerusalemme (1,12-8,1a)
Le prime missioni (8,1b-14,28)
L'assemblea di Gerusalemme (15,1-35)
La missione in Macedonia, Grecia e Asia Minore (15,36-19,20)
Paolo, il testimone di Cristo (19,21-28,31).

Le caratteristiche
L'autore di Atti è un credente che scopre negli avvenimenti della storia i disegni di Dio. Non vuole delineare un quadro completo dei fatti, bensì indicare il percorso e la diffusione del vangelo da Gerusalemme a Roma. Si può affermare che la Parola è il protagonista principale del libro. Attraverso le vicende dei singoli personaggi, l'autore desidera far conoscere i contenuti e il metodo della predicazione missionaria, gli interventi dello Spirito Santo, la forza sorprendente del nome di Gesù, la fede dei credenti, l'espandersi della Chiesa.

L'origine
L'autore è il medesimo che ha scritto il terzo vangelo. La struttura del libro fa pensare a qualcuno che è stato a lungo compagno di Paolo (Col 4,14; 2Tm 4,11; Fm 24). L'uso del pronome "noi" in alcune pagine (vedi 16,10-17; 20,5-15; 21,1-18; 27,1-28,16) induce a pensare che egli sia stato diretto testimone dei fatti che rievoca. La tradizione più antica lo identifica nella persona di Luca. I primi lettori furono probabilmente gli stessi del vangelo di Luca (vedi Lc 1,1-4 e At 1,1), con cui formava in origine, secondo alcuni, un unico volume.