img
"Lettera a 1-Timoteo"
immagine

Introduzione a 1-Timoteo

I Contenuti
Le lettere a Timòteo e a Tito sono chiamate "pastorali" perché indirizzate a responsabili di comunità cristiane e perché richiamano i doveri del ministero pastorale. Timòteo, originario di Listra, era discepolo e collaboratore di Paolo fin dal secondo viaggio missionario (At 16,1-3). L'apostolo gli indirizza questa lettera che riguarda l'organizzazione della chiesa di Èfeso. Timòteo dovrà difendere la verità del Vangelo di fronte ai falsi maestri (1,3-7; 4,1-7; 6,3-12), in quanto pastore educherà i cristiani alla preghiera e alle opere buone (2,1-10) e sceglierà con prudenza i capi delle Chiese (3,1-13; 5,17-22). Lo schema della lettera è il seguente:
Indirizzo e saluto (1,1-2)
Combatti la buona battaglia (1,3-20)
Disposizioni per la comunità ecclesiale (2,1-6,19)
Epilogo (6,20-21).

Le caratteristiche
La lettera si presenta come un piccolo manuale per il pastore e rivela uno stile e un vocabolario alquanto diversi dalle prime lettere di Paolo. L'apostolo inserisce anche dei riferimenti alla propria storia personale (1,3; 1,12-16; 3,14) e riporta un frammento che fa pensare alla citazione di un qualche antico inno cristiano (3,16). La lettera contiene il testo più decisivo circa la vocazione universale alla salvezza (2,4).

L'origine
Questa lettera, come anche le altre due "pastorali", si pone nell'alveo della tradizione paolina. Tutte e tre hanno avuto un medesimo autore che, generalmente, si ritiene essere stato non direttamente l'apostolo, ma un suo discepolo, che avrebbe scritto negli ultimi anni della vita di Paolo, collaborando con lui, o anche più tardi, dopo la sua morte, forse integrando qualche breve scritto dello stesso apostolo. In questa prospettiva la datazione si può collocare tra gli anni 65-67 oppure 80-90. Destinatario dello scritto è Timòteo; ma a queste pagine, sin dai tempi della Chiesa primitiva, è stata riconosciuta una validità universale e permanente, soprattutto come guida per i pastori delle comunità cristiane.





Capitolo 01

1Paolo, apostolo di Cristo Gesù per comando di Dio nostro salvatore e di Cristo Gesù nostra speranza, 2a Timòteo, vero figlio mio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro.
3Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere a Èfeso perché tu ordinassi a taluni di non insegnare dottrine diverse 4e di non aderire a favole e a genealogie interminabili, le quali sono più adatte a vane discussioni che non al disegno di Dio, che si attua nella fede. 5Lo scopo del comando è però la carità, che nasce da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. 6Deviando da questa linea, alcuni si sono perduti in discorsi senza senso, 7pretendendo di essere dottori della Legge, mentre non capiscono né quello che dicono né ciò di cui sono tanto sicuri.
8Noi sappiamo che la Legge è buona, purché se ne faccia un uso legittimo, 9nella convinzione che la Legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrìleghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, 10i fornicatori, i sodomiti, i mercanti di uomini, i bugiardi, gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina, 11secondo il vangelo della gloria del beato Dio, che mi è stato affidato.
12Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, 13che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, 14e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
15Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. 16Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
17Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
18Questo è l’ordine che ti do, figlio mio Timòteo, in accordo con le profezie già fatte su di te, perché, fondato su di esse, tu combatta la buona battaglia, 19conservando la fede e una buona coscienza. Alcuni, infatti, avendola rinnegata, hanno fatto naufragio nella fede; 20tra questi Imeneo e Alessandro, che ho consegnato a Satana, perché imparino a non bestemmiare.


"NOTE" Capitolo 01

INDIRIZZO E SALUTO (1,1-2) 
1,1 Il titolo salvatore, attribuito sia a Dio sia a Gesù Cristo, risente dell’influsso dell’ambiente ellenistico, dove sono chiamati “salvatori” le divinità guaritrici e l’imperatore (1,1; 2,3; Tt 1,4; 2,10.13; 3,4.6).

1,2 Timòteo: è presentato come autentico discepolo di Paolo (vedi ancora 1,18; 6,11; 2Tm 1,2.5; 2,1; 3,10-11.14-17).

COMBATTI LA BUONA BATTAGLIA (1,3-20) 
1,3-11 I falsi maestri

1,4 Le favole e le genealogie interminabili sono speculazioni sul destino degli uomini, che si trovano in alcuni scritti giudaici (vedi anche Tt 1,14).

1,5 La carità è il criterio pratico di discernimento della fede cristiana genuina. Essa nasce dal sincero desiderio del bene e da una coscienza illuminata dalla fede. 

1,9-10 L’elenco dei vizi si ispira a schemi analoghi presenti nell’ambiente della diaspora giudaica e nelle scuole di filosofia popolare (vedi anche Rm 1,29-31). La valutazione del ruolo della Legge rispetto a giusti e peccatori riflette l’insegnamento tradizionale di Paolo (Rm 7,7-14). Per quelli che si lasciano guidare dallo Spirito non c’è bisogno di Legge (Gal 5,18.23). I mercanti di uomini sono i procacciatori di schiavi, destinati poi ai lavori nelle miniere e nelle fattorie agricole, agli spettacoli del circo o alla prostituzione.

1,11 Il vangelo della gloria è la manifestazione dell’amore di Dio in Cristo Gesù risorto. La qualifica beato nell’ambiente greco-romano è riservata agli dèi e all’imperatore (vedi ancora 6,15).

1,12-17 Vocazione di Paolo
1,12-14 In un brano di stile autobiografico, Paolo presenta la propria vocazione come la “conversione” di un bestemmiatore, persecutore e violento. 

1,15 La formula questa parola è degna di fede, ricorrente nelle lettere pastorali, serve ad autenticare la validità dell’insegnamento tradizionale (3,1; 4,9; 2Tm 2,11).

1,17 Nella breve dossologia a Dio sono fusi insieme titoli di tradizione biblica e attributi religiosi di matrice greco-ellenistica. 

1,18-20 Responsabilità di Timòteo
1,18 Il riferimento alle profezie richiama il contesto di preghiera in cui Timòteo ha ricevuto il compito di pastore della Chiesa (4,14; 6,12; 2Tm 1,6; vedi At 13,1-3).

1,20 Imeneo e Alessandro: due falsi maestri che, con l’autorità dell’apostolo, sono stati estromessi dalla comunità (1Cor 5,5; 2Tm 2,17).




Capitolo 02

1Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, 2per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. 3Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, 4il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. 5Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, 6che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, 7e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
8Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche. 9Allo stesso modo le donne, vestite decorosamente, si adornino con pudore e riservatezza, non con trecce e ornamenti d’oro, perle o vesti sontuose, 10ma, come conviene a donne che onorano Dio, con opere buone.
11La donna impari in silenzio, in piena sottomissione. 12Non permetto alla donna di insegnare né di dominare sull’uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento tranquillo. 13Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; 14e non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre. 15Ora lei sarà salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con saggezza.


"NOTE" Capitolo 02

DISPOSIZIONI PER LA COMUNITÀ ECCLESIALE (2,1-6,19) 
2,1-7 La preghiera liturgica

2,5 La professione di fede cristiana fonde insieme la fede biblica in un solo Dio e il riconoscimento che Gesù è l’unico mediatore, in quanto uomo solidale con il destino di tutti gli uomini, per i quali ha dato se stesso come pegno di liberazione (Mc 10,45; Eb 8,6).

2,8-15 Esortazioni alle donne 

2,9-12 L’insistenza sulla sottomissione della donna si comprende nel contesto della polemica contro i falsi maestri, che entrano nelle case e attirano l’attenzione delle donne (2Tm 3,6-7).

2,15 Il compito di madre e educatrice dei figli è proposto come condizione di salvezza per la donna, in quanto i falsi maestri condannano invece il matrimonio e la procreazione (4,3).
 



Capitolo 03

1Questa parola è degna di fede: se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro. 2Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, 3non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. 4Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, 5perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? 6Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall’orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. 7È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio.
8Allo stesso modo i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell’uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, 9e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. 10Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. 11Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto. 12I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie. 13Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù.
14Ti scrivo tutto questo nella speranza di venire presto da te; 15ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità. 16Non vi è alcun dubbio che grande è il mistero della vera religiosità:
egli fu manifestato in carne umana
e riconosciuto giusto nello Spirito,
fu visto dagli angeli
e annunciato fra le genti,
fu creduto nel mondo
ed elevato nella gloria.


"NOTE" Capitolo 03

3,1-7 Il vescovo
3,1-7 Sono elencati i criteri per scegliere i candidati al compito di epìskopoi. Il termine greco epìskopos (di qui l’italiano “vescovo”) significava in origine “sorvegliante”. A guida delle comunità cristiane stanno, accanto agli epìskopoi, anche i presbyteroi (“presbìteri”). I due termini designano in pratica i medesimi compiti (in At 20,17.28 sembrano riferirsi alle stesse persone): presiedono le assemblee, insegnano la parola di Dio, difendono la comunità da false dottrine. Nel NT il termine epìskopos non ha ancora quel significato di capo unico di una Chiesa locale, che avrà invece all’inizio del II sec., nelle lettere di Ignazio. Il testo offre un ritratto ideale del “vescovo” come persona equilibrata e matura, in grado di guidare la comunità.

3,2-5 Le qualità raccomandate per i responsabili della Chiesa sono in genere quelle stesse che si richiedono ai funzionari della società civile. La buona riuscita come marito e padre è un titolo per essere scelto a presiedere la comunità cristiana. 

3,8-13 I diaconi
3,8-13 I diaconi sono incaricati di un ministero proprio, che riguarda l’annuncio del Vangelo e il servizio di accoglienza nella comunità. Ai candidati si richiedono maturità umana e integrità di vita. 

3,9 Il mistero della fede è il piano divino di salvezza pienamente rivelato e compiuto in Gesù Cristo (Rm 16,25; Ef 1,9-10; Col 1,26; 2,2).

3,14-16 Il mistero dell’amore di Dio 

3,15 L’immagine della Chiesa casa di Dio, saldamente fondata e costruita, risale alla tradizione evangelica (Mt 16,18). L’espressione colonna e sostegno della verità, riferita alla Chiesa, ne sottolinea il ruolo di garante e custode della fede tradizionale (2,4).

3,16 È riportato un frammento di inno liturgico che esprime il contenuto essenzialmente cristologico del mistero dell’amore di Dio. Cristo fu riconosciuto giusto nello Spirito nel senso che mediante la risurrezione dai morti e il dono dello Spirito fu proclamato e riconosciuto giusto (Rm 1,4).




Capitolo 04

1Lo Spirito dice apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti ingannatori e a dottrine diaboliche, 2a causa dell’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza: 3gente che vieta il matrimonio e impone di astenersi da alcuni cibi, che Dio ha creato perché i fedeli, e quanti conoscono la verità, li mangino rendendo grazie. 4Infatti ogni creazione di Dio è buona e nulla va rifiutato, se lo si prende con animo grato, 5perché esso viene reso santo dalla parola di Dio e dalla preghiera.
6Proponendo queste cose ai fratelli, sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito. 7Evita invece le favole profane, roba da vecchie donnicciole.
Allénati nella vera fede, 8perché l’esercizio fisico è utile a poco, mentre la vera fede è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente e di quella futura. 9Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti. 10Per questo infatti noi ci affatichiamo e combattiamo, perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono. 11E tu prescrivi queste cose e inségnale. 12Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii di esempio ai fedeli nel parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza. 13In attesa del mio arrivo, dèdicati alla lettura, all’esortazione e all’insegnamento. 14Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profetica, con l’imposizione delle mani da parte dei presbìteri. 15Abbi cura di queste cose, dèdicati ad esse interamente, perché tutti vedano il tuo progresso. 16Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.


"NOTE" Capitolo 04

4,1-7a Contro gli impostori
4,1 Gli ultimi tempi è un’espressione del linguaggio apocalittico, per indicare il momento della crisi spirituale che precede il giudizio di Dio (Mt 24,4-13.21-24; 2Ts 2,3-12; 2Tm 3,1; 4,3-4; 2Pt 3,3).

4,2 Un marchio a fuoco permetteva di riconoscere gli schiavi fuggitivi e i criminali evasi. 

4,7b-5,2 Sii di esempio ai fedeli 

4,14 Con l’imposizione delle mani, in un contesto di preghiera e con la partecipazione degli altri presbìteri (vedi 1,18; 2Tm 1,6), venne trasmesso a Timòteo il compito di pascere il popolo di Dio (At 20,28-31).




Capitolo 05

1Non rimproverare duramente un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre, i più giovani come fratelli, 2le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle, in tutta purezza.
3Onora le vedove, quelle che sono veramente vedove; 4ma se una vedova ha figli o nipoti, essi imparino prima ad adempiere i loro doveri verso quelli della propria famiglia e a contraccambiare i loro genitori: questa infatti è cosa gradita a Dio. 5Colei che è veramente vedova ed è rimasta sola, ha messo la speranza in Dio e si consacra all’orazione e alla preghiera giorno e notte; 6al contrario, quella che si abbandona ai piaceri, anche se vive, è già morta. 7Raccomanda queste cose, perché siano irreprensibili. 8Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele.
9Una vedova sia iscritta nel catalogo delle vedove quando abbia non meno di sessant’anni, sia moglie di un solo uomo, 10sia conosciuta per le sue opere buone: abbia cioè allevato figli, praticato l’ospitalità, lavato i piedi ai santi, sia venuta in soccorso agli afflitti, abbia esercitato ogni opera di bene. 11Le vedove più giovani non accettarle, perché, quando vogliono sposarsi di nuovo, abbandonano Cristo 12e si attirano così un giudizio di condanna, perché infedeli al loro primo impegno. 13Inoltre, non avendo nulla da fare, si abituano a girare qua e là per le case e sono non soltanto oziose, ma pettegole e curiose, parlando di ciò che non conviene. 14Desidero quindi che le più giovani si risposino, abbiano figli, governino la loro casa, per non dare ai vostri avversari alcun motivo di biasimo. 15Alcune infatti si sono già perse dietro a Satana.
16Se qualche donna credente ha con sé delle vedove, provveda lei a loro, e il peso non ricada sulla Chiesa, perché questa possa venire incontro a quelle che sono veramente vedove.
17I presbìteri che esercitano bene la presidenza siano considerati meritevoli di un duplice riconoscimento, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento. 18Dice infatti la Scrittura: Non metterai la museruola al bue che trebbia, e: Chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. 19Non accettare accuse contro un presbìtero se non vi sono due o tre testimoni. 20Quelli poi che risultano colpevoli, rimproverali alla presenza di tutti, perché anche gli altri abbiano timore. 21Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialità e di non fare mai nulla per favorire qualcuno. 22Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno, per non farti complice dei peccati altrui. Consèrvati puro!
23Non bere soltanto acqua, ma bevi un po’ di vino, a causa dello stomaco e dei tuoi frequenti disturbi.
24I peccati di alcuni si manifestano prima del giudizio, e di altri dopo; 25così anche le opere buone vengono alla luce, e quelle che non lo sono non possono rimanere nascoste.


"NOTE" Capitolo 05

5,3-16 Istruzioni alle vedove 

5,9 È previsto un catalogo delle vedove che si mettono a servizio della Chiesa.

5,10 Lavare i piedi ai fedeli è un gesto di accoglienza e ospitalità, verso i cristiani di passaggio, o itineranti. 

5,17-25 Esortazioni ai presbìteri
5,17 Il duplice riconoscimento può riferirsi sia all’apprezzamento sia alla ricompensa. 

5,18 È notevole il fatto che la sentenza evangelica, registrata nel vangelo di Luca (10,7), sia posta sullo stesso piano della citazione della Scrittura (Dt 25,4).

5,19 La disposizione biblica sull’ascolto di due o tre testimoni concordi tende a scoraggiare la calunnia (Dt 19,15; Mt 18,16).




Capitolo 06

1Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, stimino i loro padroni degni di ogni rispetto, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina. 2Quelli invece che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo, perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché quelli che ricevono i loro servizi sono credenti e amati da Dio. Questo devi insegnare e raccomandare.
3Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina conforme alla vera religiosità, 4è accecato dall’orgoglio, non comprende nulla ed è un maniaco di questioni oziose e discussioni inutili. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, 5i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la religione come fonte di guadagno.
6Certo, la religione è un grande guadagno, purché sappiamo accontentarci! 7Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via. 8Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, accontentiamoci. 9Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell’inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. 10L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti.
11Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. 12Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
13Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, 14ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
15che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
16il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.
17A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non essere orgogliosi, di non porre la speranza nell’instabilità delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne. 18Facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: 19così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.
20O Timòteo, custodisci ciò che ti è stato affidato; evita le chiacchiere vuote e perverse e le obiezioni della falsa scienza. 21Taluni, per averla seguita, hanno deviato dalla fede.
La grazia sia con voi!


  "NOTE" Capitolo 06

6,1-2 Raccomandazioni agli schiavi
6,1-2 Sugli schiavi cristiani vedi Ef 6,5; Col 3,22; 1Pt 2,18. 

6,3-10 Contro i falsi maestri 

6,11-16 Consigli a Timòteo
6,12 La bella professione di fede è quella fatta da Timòteo quando venne chiamato a guida della Chiesa (1,18; 4,14; 2Tm 1,6; 2,2).

6,13 La bella testimonianza di Gesù Cristo coincide con la sua fedeltà fino alla morte, avvenuta sotto Ponzio Pilato, come si dice nel Credo.

6,14 La manifestazione è la venuta gloriosa di Gesù Cristo, il Signore risorto, alla fine della storia. Il termine greco epiphàneia, riservato al culto imperiale e pagano, nella seconda lettera ai Tessalonicesi (2,8) e nelle lettere pastorali viene riferito a Gesù Cristo, per esprimere la fede nella sua signoria.

6,15-16 La dossologia è formulata con il linguaggio religioso dell’ambiente ellenistico. Essa potrebbe essere un frammento di inno liturgico, come gli altri distribuiti nelle lettere pastorali (vedi 1,17; 3,16; 2Tm 2,11-13). 

6,17-19 Doveri dei ricchi 

EPILOGO (6,20-21) 
6,20 ciò che ti è stato affidato: si tratta della fede, cioè della dottrina o verità del Vangelo, che comporta uno stile di vita corrispondente (2Tm 1,12.14).