La Fonologia è la parte della grammatica che studia il linguaggio dal punto di vista dei suoni in corrispondenza
dei segni, ovvero disciplina le regole per la retta pronuncia dei suoni e della loro differenziazione.

mappa fonologia


I suoni e le lettere dell’alfabeto italiano
Alfabeto
L'alfabeto utilizzato per trascrivere i suoni della lingua italiana è composto da 21 lettere, alle quali se ne aggiungono cinque (j, k, w, x, y) per trascrivere suoni di parole di altre lingue.
Le lettere dell'alfabeto hanno caratteri minuscoli e maiuscoli.
Caratteri minuscoli: a, b, c, d, e, f, g, h, i, j, k, l, m, n, o, p, q, r, s, t, u, v, w, x, y, z. Caratteri maiuscoli: A, B, C, D, E, F, G, H, I, J, K, L, M, N, O, P, Q, R, S, T, U, V, W, X, Y.Z.
Il termine “alfabeto” è derivata dalla composizione delle prime due lettere dell’alfabeto greco (alfa e beta), derivato dal fenicio e assunto poi dai Latini, quindi utilizzato
per trascrivere i suoni della nostra lingua.
La maiuscola

Le situazioni di scrittura più comuni in cui la maiuscola è obbligatoria sono.
- all'inizio di un testo; dopo il punto fermo; dopo il punto interrogativo e il punto esclamativo,
- quando questi concludono una frase
- all'inizio del discorso diretto
- con i nomi propri e i soprannomi, i nomi delle divinità di tutte le religioni, i nomi di località geografiche.
Le vocali
Nell'alfabeto italiano le lettere che rappresentano le vocali sono cinque: a, e, i, o, u. Nelle sillabe sulle quali cade l'accento (sillabe tòniche), si distinguono però due diversi suoni delle vocali e ed o, cosicché le vocali in italiano sono in realtà sette: a, è (aperta), é (chiusa), i, ò (aperta), ó (chiusa), u.
Quando sono prive di accento (àtone), e ed o hanno sempre pronuncia chiusa.
Sulla base dell'articolazione, le vocali, esclusa la a, che è la vocale articolata con la massima apertura della bocca e con la minima elevazione della lingua, sono divise da alcuni in:
-
palatali, o anteriori, articolate nella parte anteriore del palato. Nel pronunciarle la lingua viene tenuta in avanti, verso le labbra. Sono le vocali: è, é , i;
-
velari, o posteriori, articolate nella parte posteriore del palato. Nel pronunciarle la lingua viene tenuta indietro, verso il fondo della bocca, mentre le labbra sono arrotondate e più o meno spinte in avanti. Sono ò, ó , u.
Sono chiamate definite aspre le vocali a, e, o, dolci i e u.
Esempi di voci “omofone” con vocali “aperte” e “chiuse”

e chiusa (è) e aperta (è)

l’accetta egli accetta
io affetto (da affettare) l’affetto
egli collega un collega
che io corressi (da correre) io corressi (da correggere)
la legge (sostantivo) egli legge (da leggere)

o chiusa (ó) o aperta (ò)
la botte Le botte (percosse)
un uomo colto un frutto colto (da cogliere)
che egli fosse le fosse (plurale di fossa)
il foro (buco) il foro (piazza romana, tribunale)
il volgo (popolo) io volgo (da volgere)
il volto (il viso) io volto (da volgere)
Dittongo, trittongo e iato
Quando due vocali si trovano accostate nella stessa parola, possono dar luogo a un dittòngo o a uno iàto.
Il dittongo si forma quando due vocali consecutive (di cui una sia una i oppure una u) si pronunciano con una sola emissione di voce.
La vocale che accompagna la i o la u di norma è tonica, cioè accentata.
La i e la u possono precedere o seguire l'altra vocale; forma dittongo anche l'unione tra
i
e u.
I dittonghi sono solitamente accentati sul primo elemento, ma possono esserlo anche sul secondo (nel primo caso si parla di dittonghi discendenti, nel secondo di ascendenti). Esempi di dittonghi discendenti:
avrai, dei
(preposizione), direi, voi, poi, pausa, Europa, feudo.
Esempi di dittonghi ascendenti:
piano, ateniese, biella, fiore, piove, più, guado, quello, guerra, suino, liquore, nuoto.

Un gruppo vocalico formato da tre elementi (due i, oppure una i e una u accompagnate
da un'altra vocale tonica), prende il nome di trittongo.
Queste le combinazioni possibili: iài, ièi, iòi, uài, uèi, uòi, iuò, uià.
Alcuni esempi: miei, tuoi, guai, aiuole.
Le vocali che formano un dittongo o un trittongo costituiscono una sillaba e non possono pertanto essere separate.
Lo iato è formato dall'accostamento di due vocali che si pronunciano separatamente e formano sillabe diverse. In particolare si forma iato quando:
- si incontrano le vocali a, e, o: aèreo (a-è-re-o), creato (cre-à-to), poèta (po-è-ta);
le vocali i, o, u tòniche sono accompagnate da a, e, o àtone: moìne (mo-ì-ne), paùra (pa-u-ra), canòa (ca-nò-a);
- si avverte la separazione tra il prefisso e la base in alcune parole formate con i prefissi re-, ri-, bi-, di-, tri- : reazióne (re-a-zió-ne); riaprire (ri-a-pri-re); triàngolo (tri-àn-go-lo).
Le consonanti
Anche per le consonanti, come per le vocali, il sistema alfabetico non registra tutti i suoni della lingua italiana: i segni grafici sono sedici: in realtà dovrebbero essere diciannove a comprendere anche i gruppi gl, gn, sci (digrammi e trigrammi), che non derivano dal semplice accostamento di due consonanti, ma danno luogo a un suono particolare; discorso analogo per le lettere di c e g, con valore diverso a seconda che siano seguite dalle vocali a,o,u oppure da e ed i.
Le consonanti sono classificate in sonore: b, d, g (dura e dolce), gn, gl, l, m, n, s (di ròsa), v, z (di zagara) e sorde: c (dura e dolce), f, p, s (di salire), sc, t , z (di òzio).
A differenza dalle vocali, le consonanti non possono formare da sole una sillaba.
Le consonanti sono classificate anche in relazione al modo e al luogo in cui si articola il suono.
- momentanee o occlusive: b, c dura (cane), d, g dura (góla), p, t;
- continue: Si distinguono in: spiranti (f, v); sibilanti (s e sc); liquide (gl, l, r); nasali (gn, m, n);
- semiocclusive: c dolce (céra), g dolce (gèlo) z;
- occlusive-labiovelari: a questo gruppo appartiene la consonante q, che si adopera insieme con la u, seguita da altra vocale, come nelle parole quadro, querela, quiete. Da ricordare che alcune parole presentano la lettera c in luogo di q (cuore, cuocere, cuoio, proficuo ecc.) e che quando q è doppia viene rappresentata da cq (acqua, acquistare: unica eccezione la parola soqquadro).
Tenendo conto del luogo di articolazione, le consonanti si distinguono in:
- labiali: b, m, p; sono articolate con le labbra;
- labiodentali: f, v; sono articolate con i denti superiori che toccano il labbro inferiore;
- dentali: d, t; per articolarle la punta della lingua si appoggia ai denti superiori;
- alveolari: l, n, r, s, z; per articolarle la lingua si appoggia alle gengive;
- palatali: c dolce, g dolce, gl, gn, sc; per articolarle la lingua si appoggia al palato;
- velari: c dura, g dura; per articolarle la lingua tocca la parte posteriore del palato (velo palatino).
Alcuni fonemi, come già ricordato, sono rappresentati da gruppi di due lettere
(digrammi) o addirittura di tre lettere (trigrammi).
Sono digrammi (cioè fonemi composti da due lettere dell’alfabeto)
.
- ch e gh: rappresentano il suono della c e della g dura davanti alle vocali e, i.
- ci e gi (seguiti dalle vocali a, o, u): rappresentano il suono della c e della g dolce davanti alle vocali a, o, u).
- gl (seguito dalla vocale i): figli, scogli.
Il gruppo gl + vocale i non costituisce un unico fonema, e quindi non è un digramma,
nei seguenti casi:
- all'inizio di parola: glissare, glicerina, glicine;
- in posizione interna preceduto da consonante: anglicano;
- in alcune parole di origine greca e latina: negligente, geroglifico;
- gn (seguito da vocale): cognato, agnello,
- sc (seguiti dalle vocali e, i).
Sono trigrammi, cioè fonemi composti da tre lettere dell’alfabeto.
- gli (seguito da vocale), dove la i costituisce un puro segno grafico per indicare il suono dolce del fonema.
- sci (seguito da vocale); anche in questo caso la i costituisce un puro segno grafico.
La lettera h è muta, cioè non rappresenta un suono, ma solo un segno, con valore e funzione
solo nell’ortografia.
Si usa in alcune forme del verbo avere (io ho ecc.), nelle interiezioni (ahi! ecc.) nei digrammi ch e gh.
Le sillabe Le sillabe sono gruppi di suoni che si pronunciano con una sola emissione di voce. Una sillaba può essere formata.
- da una sola vocale (u - va)
- da un dittongo o da un trittongo (uò -mo; borsa - iuò - lo)
- da una o più consonanti accompagnate da una vocale o da un dittongo ( fa-mi­glia; - co-strin-ge-re).
La divisione in sillabe segue la pronuncia delle parole, ma tiene conto anche di regole convenzionali. Ecco le principali.
- le vocali che formano dittongo non si dividono mai (ca-via-le);
- le vocali che formano iato costituiscono due sillabe diverse (bo-a-to; a-e-ro-di-na-mi-co);
- una vocale (o un dittongo) iniziale di parola forma una sillaba da sola quando è seguita da una sola consonante (o - pe- ra; au -tar -chia); ma: at-tore; oc-chia-li;
- una consonante semplice forma sillaba con la vocale (o col dittongo) che segue (pa -lo; cau -to);
- due consonanti uguali consecutive nella divisione in sillabe devono essere separate; questa norma vale anche per il gruppo cq (col-let-to; ac-que-dot-to);
- i gruppi formati da due consonanti fanno sillaba con la vocale che segue se possono stare all'inizio di una parola (per esempio: il gruppo gr della parola pi - gri può trovarsi all'inizio della parola grigio); se non possono essere iniziali di parola si dividono (per esempio il gruppo nt e rt. fante = fan-te; partito = par-ti-to);
- la consonante s seguita da una o più consonanti prende il nome di s preconsonantica e forma sillaba con la vocale che segue (fa-sci-no; di-strug­ge-re);
- non si dividono le consonanti b, c, f, g, p, t, v seguite dalle consonanti l oppure r (bloc -co; cre-do);
- nelle parole in cui si trovino gruppi di lettere formate da tre o più consonanti, la divisione avviene di norma tra la prima e la seconda consonante (in - gre- dien-te);
- i digrammi e i trigrammi fanno sempre sillaba con la vocale che segue (fa-chi-ro; ber-sa-glio).
L'Accento
L'elevazione del tono di voce sulla vocale che compone una sillaba si dice accènto tònico, o semplicemente accènto. La sillaba e la vocale sulle quali cade l'accento si dicono tòniche; le altre, prive di accento, si dicono àtone.
Tutte le parole hanno un accento tònico; solo alcuni monosillabi sono àtoni; essi si distinguono in:
- monosillabi proclitici, se nella pronuncia si appoggiano alla parola che segue. Es. la fortuna, vi scrivo.
- monosillabi enclitici, se nella pronuncia si appoggiano alla parola che precede. Es. alzati, dimmi.
Tenendo conto delle posizione dell'accento, le parole si classificano in:
- tronche, se l'accento cade sull'ultima sillaba: felicità;
- piane, se l'accento cade sulla penultima sillaba: campionàto;
- sdrucciole, se l'accento cade sulla terzultima sillaba: débito;
- bisdrucciole, se l'accento cade sulla quartultima sillaba: scìvolano.
Gli accenti grafici sono due: l’accento grave e l’accento acuto. L'accento grave (\ )indica il suono aperto (per esempio nella parola caffè), l’accento acuto (/) indica il suono chiuso (per esempio nella parola perché).