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"SOFISTI"
"Maestri di retorica"
Nel periodo successivo alle guerre persiane (V/IV sec. a.C.), con il diffondersi del benessere economico, sorge in Grecia una forte esigenza di ampliare gli orizzonti culturali.
Contemporaneamente, l'affermarsi della democrazia come forma di governo porta il cittadino ad assumere coscienza del suo ruolo e a sentire la necessità di acquisire conoscenze teorico-pratiche per muoversi adeguatamente all'interno della mutata realtà socio-politica.
Fu in questo periodo che un gruppo di filosofi, definiti sofisti (esperto, sapiente), si diedero il compito, dietro compenso, di trasmettere, nelle piazze, le conoscenze allora richieste.
Il pensiero sofista trae, in parte, fondamento dall'aumentato livello di conoscenze (attraverso, per esempio, il confronto e l'osservazione delle culture di altri popoli) e dal pluralismo delle dottrine filosofiche già esistenti.
Il maestro di retorica deve essere in grado di sostenere in modo convincente ogni discorso, ed eventualmente «far apparire più forte ciò che in realtà è più debole».
Questo atteggiamento conduce a un relativismo che si rende evidente in tre campi: DIRITTO, RELIGIONE, CONOSCENZA
"DIRITTO"
Diritto Sofista

Il sottoporre a critica le leggi vigenti induce i sofisti a contrapporre il diritto naturale (Physei) e l'ordine costituito (nomòi).
Così sostiene Ippia, in Platone: «La legge (nómos) tiranneggia l'uomo e lo costringe a cose che sono avverse alla natura.»
Il diritto positivo non è valido per natura, bensì trae origine dagli interessi del legislatore: TRASIMACO sostiene che il diritto positivo sia uno strumento dei potenti per opprimere i più deboli; CALLICLE ritiene, al contrario, che la legge sia un argine di protezione per i deboli contro i forti; LICOFRONE considera l'ordinamento legislativo quale garanzia reciproca per la vita e per i beni dei cittadini.
Anche i valori morali non esistono, secondo i sofisti, per natura, ma sulla base di convenzioni (thései); quindi assumono validità diversa a seconda dei tempi e dei luoghi.
"RELIGIONE"
Religione Sofista

Anche la religione, così come il diritto, viene considerata una invenzione degli uomini.
CRIZIA spiega, in proposito:
   «Allorché... le leggi impedirono l'esecuzione alla luce del sole di atti di violenza
   e quindi si cominciò a commettere crimini solo celatamente, a mio parere
   accadde che qualcuno, astutamente, inventò per gli uomini il timore
   verso gli dei, in modo tale che i malfattori provassero paura
   anche quando agivano (o parlavano o pensavano) in segreto.»
PRODICO introduce un altro argomento: gli dei sono espressione dei sentimenti umani, in particolar modo della gratitudine.
Tutto ciò che si rivela utile viene rivestito dagli uomini di caratteristiche divine, come fecero, per esempio, gli egizi con il Nilo.
Infine, dichiara DIAGORA, sostenere l'esistenza di una «giustizia divina» è in contraddizione con l'esperienza dell'ingiustizia che regna nel mondo.
"TEORIA DELLA CONOSCENZA"
Conoscenza Sofista

In questo ambito influisce in modo particolarmente incisivo l'aspetto relativistico, derivante dall'attività retorica: PROTAGORA (480-410 a.C. ca.), che è considerato la figura di maggior rilievo tra i sofisti, sostiene che per ogni argomento possono sussistere due affermazioni opposte.
In tal senso, un'affermazione può essere vera in una determinata situazione e falsa in un'altra.
Portato alle estreme conseguenze, questo atteggiamento induce alla riflessione che non esista alcun fatto oggettivo, da cui il famoso frammento di Protagora:
«Di tutte le cose è misura l'uomo, di quelle che sono, in quanto sono, di quelle che non sono, in quanto non sono.»
Questa formula è il nucleo del pensiero sofista: l'individuo determina l'essere, tutto il resto viene respinto (scetticismo) perché l'essere non è oggettivo, ma soggettivo e mutevole (relativismo).
GORGIA (485-410 a.C. ca.) porta il dubbio sofista all'estremo con le sue famose tre tesi:
- nessuna cosa esiste;
- anche ammettendo che qualcosa esista, non la si può conoscere;
- se anche fosse possibile conoscerla tale conoscenza non è comunicabile ad altri.
L'uomo è sempre imprigionato in una rete di parole e opinioni (dóxai). Egli è, appunto, «la misura di tutte le cose».
I sofisti esercitarono notevole influenza sul pensiero filosofico successivo. Il significato della loro attività risulta evidente in particolar modo nei seguenti ambiti:
- in contrasto con la tradizionale impostazione della filosofia della natura, l'uomo viene posto al centro della riflessione filosofica;
- il pensiero stesso diventa oggetto di indagine:
- strettamente collegato all'analisi del pensiero è il problema della lingua, che presso i sofisti assume un valore fondamentale;
- la critica esercitata nei confronti dei valori morali tradizionali apre nuovi orizzonti di pensiero e prepara la strada verso un'etica autonoma, razionalmente fondata.
infine, senza l'influenza della sofistica, l'epoca classica della filosofia greca sarebbe difficilmente concepibile.