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"NEOPLATONISMO"
neoplatonismo

Il neoplatonismo è l'ultimo grande sistema filosofico dell'antichità.
I filosofi considerati suoi rappresentanti compiono, soprattutto in ambito cosmologico, un recupero di Platone, mettendo in rapporto le sue tesi con la dottrina aristotelica e lo stoicismo.
Fra le personalità di rilievo emergono AMMONIO SACCA (175-242 circa), maestro di Plotino e fondatore della scuola di Alessandria,
PLOTINO (204-270 circa), il vero e proprio fondatore del neoplatonismo,
e PROCLO (410-485 circa), il quale, come "scolastico", diede al neoplatonismo la maggior compiutezza sistematica.

Il pensiero di Plotino è contenuto negli Enneadi, che vennero pubblicati dal suo discepolo Porfirio.
In essi vengono descritti l'allontanamento e il ritorno da e all'Uno (hen).
L'Uno, definito da Plotino anche come Bene, è unità assoluta e pienezza.
Da esso deriva tutto l'essere, ma anche ogni bellezza.
Nulla esiste al di fuori del rapporto con l'Uno.
Fra gli altri, Plotino porta l'esempio del sole:
la luce è indissolubilmente legata al sole, non è possibile scinderla da esso e gli rimane sempre accanto.
Analogamente, anche l'essere non è separabile dalla sua origine, l'Uno.
Poiché l'Uno costituisce un'unità assoluta non è Possibile accedere a esso in modo diretto e concettualmente determinato.

  «L'Uno è non-esistente, altrimenti sarebbe espresso
  solo da un altro; non gli si può attribuire...
  alcun nome, lo si chiama l'Uno, naturalmente
  non come se fosse comunque un qualcosa
  e quindi successivamente Uno.
  Si giunge, piuttosto, alla sua conoscenza tramite
  ciò che da esso si origina, l'essere.»

L'Uno a causa della sua sovrabbondanza, trabocca;
Plotino definisce questo scorrere irradiazione, emanazione. Da un livello superiore procede di volta in volta uno inferiore; in tal modo, si produce una perdita progressiva di unità e pienezza, fino a quando l'essere forma, Insieme alla materia, il mondo sensibile.
"Plotino"
Dall'Uno emana, innanzitutto, l'intelletto (noùs).
Esso rappresenta la sfera delle idee ed è pertanto la forma più alta dell'essere.
Questo modo intelligibile è dettato dall'Uno, ma già in sé differenziato:
l'attività dell'intelletto comporta la separazione fra il pensiero e la molteplicità delle cose.

Come anima del mondo, essa penetra, modella e vivifica il cosmo, dandogli armonia.
L'anima racchiude in sé le anime individuali.
Esse si legano alla materia e danno così origine alle singole cose del mondo sensibile.
La materia viene definita da Plotino come non-essere.
In sé, essa è priva di forma, caotica e sgradevole; è alla massima distanza dalla luce irradiata dall'Uno, al punto che Plotino parla di
«buio della materia».

Il ritorno all'Uno viene concepito da Plotino come un processo di purificazione.
L'impulso motore è l'amore (eros) verso la bellezza e l'Uno.
L'ascesa porta infine alla contemplazione.
L'arte, per esempio, attraverso la percezione della bellezza sensibile, porta a cogliere la bellezza nella forma pura, in sé conchiusa.
Anche nella filosofia l'anima si eleva oltre il mondo oscuro dei corpi per ritornare all'intelletto.
La forma più alta di purificazione si attua nell'estasi, attraverso l'immersione totale nella contemplazione dell'Uno.
"Boezio"
Influssi neoplatonici sono individuabili anche in BOEZIO (480-524 circa), definito
"l'ultimo romano e il primo scolastico".
La sua attività si esplicò essenzialmente nella traduzione, nel commento e nella compilazione di fonti della filosofia dell'antichità (soprattutto di Aristotele).
Alla scolastica egli trasmise la concettualità latina e la tendenza alla concordanza.
Imprigionato ingiustamente, egli redasse il De consolatione philosophiae, un dialogo immaginario con la filosofia, che gli appare sotto le spoglie di una dama.
A fondamento della salvezza è posta la discussione della provvidenza:
Dio è creatore e guida del mondo, al quale conferisce unità.
Come tale, egli garantisce la continuità della provvidenza.
Al contrario, il Fato, e il Male che agisce al suo interno, sono da considerarsi solo in rapporto alla distanza da Dio:

  «Così, ciò che si distanzia dallo spirito divino
  si intrica più strettamente con il destino...
  E se si lega alla fermezza dello spirito supremo
  allora... è risparmiato dall'inevitabilità
  del destino.»

L'uomo deve costruire se stesso sulla base della propria ragione e rimanere imperturbabile difronte alla mutevolezza degli accadimenti. Il destino malvagio (in apparenza) serve quindi solo quale esercizio e correzione o punizione.