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"MARX"
filosofica di Fichte

Marx I
KARL MARX (1818-1883) sviluppò dall'elaborazione di più fonti una filosofia che, trasposta nella pratica, ha contribuito in larga parte alla formazione del panorama intellettuale e politico mondiale.
    «Marx fu... continuatore delle maggiori correnti
    di pensiero del XIX secolo: la filosofia
    classica tedesca, l'economia politica inglese,
    il socialismo francese.» (V. I. Lenin)
Punto di partenza della dottrina di Marx è la filosofia di Hegel, dalla quale egli trasse i principi della dialettica e il pensiero dinamico-evolutivo.
Ma la logica del pensiero hegeliano venne da Marx "rovesciata": egli compie con ciò l'ultimo passo dall'idealismo al materialismo, nella direzione già delineata da Feuerbach.
Marx ribalta il rapporto soggetto-oggetto, dalla determinazione dell'oggetto attraverso il soggetto a una definizione del soggetto tramite l'oggetto.
    «Comprendere non significa, come intende
    Hegel, riconoscere ovunque le determinazioni
    del concetto logico, quanto, piuttosto, afferrare
    la logica propria dell'oggetto particolare.»
Le condizioni materiali agiscono sui sensi e determinano la coscienza; la conoscenza è progressiva e avviene per gradi.
La verità è, in questo senso, la corrispondenza fra il pensiero e l'oggetto.

Il materialismo dialettico, il cui principale esponente fu l'amico di Marx FRIEDRICH ENGELS (1820-1895), è uno sviluppo del materialismo.
L'essenza del materialismo dialettico consiste nella descrizione del divenire oggettivo, indipendente dalla conoscenza umana, della materia.
Il divenire della materia è regolato da tre leggi:
- la legge della trasformazione di qualità e quantità;
- la legge della compenetrazione degli opposti;
- la legge della negazione della negazione.
La materia si sviluppa dialetticamente dallo scontro di tendenze e forze opposte, che trovano un nuovo equilibrio a un livello superiore.
Il dispiegarsi della materia si compie per "salti", in modo discontinuo, nella "rottura della gradualità": il seme di un chicco d'orzo cade nel terreno e lì viene distrutto ("negato"); successivamente la pianta germoglia e dalla sua negazione, il morire, scaturisce nuovamente il seme, ma a un livello superiore, perché moltiplicato.
Lo stesso esempio serve a chiarire anche la seconda e la terza legge: così nel seme gli opposti seme - pianta si intrecciano e si alternano reciprocamente.
Ciò accade anche tramite la modificazione della quantità (qui concernente le cellule); essa costituisce il presupposto per la trasformazione in qualcosa di qualitativamente diverso: dal seme alla pianta.

La materia nella sua totalità si trasforma in questo capovolgimento degli opposti; anche la storia si può spiegare in base a tale processo, attraverso il materialismo storico, che è un particolare caso del materialismo dialettico.
Il materialismo storico costituisce uno sviluppo critico della filosofia della storia hegeliana, assumendo una connotazione diversa a causa dei suoi fondamenti economici.
Importanza riveste anche, al riguardo, l'aspetto della prassi.
La partecipazione di Marx alle vicende politiche del suo tempo rese indispensabile il suo dedicarsi a problemi di carattere economico: l'attività politica indusse il distacco dal "misticismo" hegeliano a favore della realtà oggettiva.
Punto di partenza ai fini di una significativa trasformazione deve essere la «critica assoluta di tutto l'esistente».
Partendo da questo presupposto, Marx rivolge critiche anche a Feuerbach; l'undicesima delle Tesi su Feuerbach recita: «I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo; si tratta ora di cambiarlo.»

In conformità a questa posizione, la prassi assurge a fondamentale pietra di paragone della verità.
Nell'ottica del materialismo, le trasformazioni in ambito sociale devono risultare dalla dialettica della storia.
Se le condizioni materiali determinano la coscienza, ciò è possibile soprattutto nella forma dei rapporti sociali.
Marx ricerca il fondamento dello sviluppo dell'uomo nell'ambito dei processi economici storicamente determinati; tutti gli altri elementi della società (p. es. la religione, la filosofia, la cultura) non sono altro che "sovrastrutture ideologiche".
    «Non è la coscienza degli uomini che determina
    il loro essere, ma è, al contrario, il loro
    essere sociale che determina la loro coscienza.»

Nella sua analisi dei rapporti sociali, Marx recupera i risultati dell'economia politica classica, nell'elaborazione degli inglesi
ADAM SMITH (1723-1790) e DAVID RICARDO (1772-1823).
Smith analizza sistematicamente i fattori economici e vede nella divisione del lavoro la ragione del fiorire di una economia; Ricardo pone l'accento sulla teoria dei valori, che mette in rapporto il valore di una merce con il lavoro necessario alla sua produzione.
Schleiermacher

Marx II
Con il materialismo storico, Marx interpreta la storia umana nella prospettiva della dialettica e ricorrendo alle teorie economiche.
Nel Manifesto del partito comunista sta scritto:     «La storia di tutte le società sino a oggi è la
    storia di lotte di classe. Oppressori e oppressi
    sono stati in costante opposizione, hanno condotto
    una... lotta che si è conclusa ogni volta
    con una trasformazione rivoluzionaria
    dell'intera società.»
Le lotte di classe sono contrasti tra gruppi sociali, che sfociano in rivoluzioni e danno origine a nuove forme sociali.
Forme sociali progressive si sono alternate nel corso della storia: la società primitiva, la società schiavista dell'antichità, il feudalesimo e il moderno capitalismo borghese.
Secondo la tesi delle infra- e sovrastrutture della società, la stratificazione e con essa lo sviluppo sociale vengono determinati essenzialmente a livello economico.
Le strutture economiche ("base reale") sono definite da Marx rapporti di produzione (complesso dei rapporti economici fra le persone, p. es. la proprietà), che sono parte in armonia, parte in contrasto con le forze produttive (capacità ed esperienza, mezzi di produzione).
All'inizio di un'epoca la proprietà degli strumenti e delle macchine è in un rapporto di non contraddizione con il modo di produzione dei beni.
Nel divenire storico si sviluppano, tuttavia, antagonismi.
Queste contraddizioni portano a lotte di classe, nel corso delle quali una classe oppressa, svantagiata dai rapporti di produzione vigenti, insorge contro la classe dominante:
    «A un certo punto del loro sviluppo le forze
    produttive economiche della società entrano
    in contraddizione con i rapporti di produzione
    sussistenti... Da forme di sviluppo delle forze
    produttive, esse si trasformano in catene di
    queste stesse. Si entra, pertanto, in un'epoca
    di rivoluzione sociale.»
Secondo questo principio dialettico, ogni tipo di struttura sociale produce contraddizioni al suo interno, che si risolvono con una rivoluzione.
Marx analizza in modo particolarmente approfondito la nascita e l'essenza del capitalismo, ovvero i rapporti di produzione dell'epoca.
Nella sua maggiore opera di carattere economico, Il capitale, Marx procede dai fondamenti degli economisti inglesi, determinando il valore della merce soprattutto in rapporto al "tempo di lavoro".
L'economia finanziaria non si limita a sopprimere il carattere sociale del lavoro; essa rende possibile un'accumulazione di valore in contrasto all'economia di scambio primitiva.
Questo accumulo è il fine del sistema economico capitalistico.
Dal rapporto merce-denaro-merce, il sistema capitalistico passa alla formula denaro-merce-denaro, laddove la merce rappresenta solo la via verso una ingente concentrazione di denaro nelle mani del capitalista.
Egli non produce per il suo personale bisogno, bensì ai fini di una nuova produzione.
Causa di questo incremento è, secondo Marx, il plusvalore:
la merce prodotta non viene distribuita interamente ai produttori (gli operai), dal capitalista, bensì parzialmente conservata.
Il capitalista "compra" lavoro sul mercato libero.
L'operaio non lavora solo il tempo necessario per il suo sostentamento, ma, al contrario, produce, nel tempo di lavoro ulteriore, un plusvalore non retribuito.
Questa relazione costituisce l'origine prima dell'alienazione.
Attraverso il processo di divisione del lavoro l'operaio perde ogni contatto con il prodotto della sua attività.
Egli scopre di essere sfruttato dal capitalista e in un rapporto di concorrenza con i suoi pari.
L'anonimo potere del denaro lo estrania dal suo essere.
Questi rapporti non hanno «lasciato alcun altro vincolo fra uomo e uomo che non il nudo interesse, l'arido "pagamento in contanti"».

Significativa, per l'alienazione, risulta essere anche la religione.
Seguendo la tesi della proiezione di Feuerbach, Marx la definisce l'immagine di situazioni indegne. Essa è
    «lo spirito di una condizione priva di spiritualità.
    Essa è l'oppio del popolo».
Marx approva le posizioni dei socialisti utopisti come CLAUDE-HENRY DE SAINT-SIMON (1769-1825) e CHARLES FOURIER (1772-1837).
In linea con il loro pensiero, egli postula
l'abolizione della proprietà privata, mentre afferma come necessaria, in conformità al materialismo storico e contro le idee degli utopisti, l'evoluzione verso il comunismo.
È possibile dedurre scientificamente questa evoluzione dalla meccanica interna al capitalismo, ragione per cui Marx parla di socialismo scientifico.
La progressiva concentrazione del capitale condurrà a una accumulazione da parte di un numero sempre più ristretto di capitalisti, mentre il proletariato continuerà a impoverirsi.
Crisi :icliche denunciano il carattere contraddittorio lel sistema, che verrà, infine, risolto dalla rivoluzione del proletariato; i mezzi di produzione verranno socializzati e il lavoro collettivizzato.
In una fase successiva, infine, si arriverà a un'abolizione delle classi e, con essa, dello stato.