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"PATRISTICA"
filosofica di Titolo
Filone di Alessandria
Con il termine patristica viene definito il periodo dell'antichità successivo alla predicazione apostolica.
Alle opere dei padri (patres) venne spesso attribuita un'autorità pari a quella della Bibbia; tuttavia, il loro pensiero non fu unitario né a livello sistematico né storico, e si deve piuttosto considerare una fase di transizione dalla apologia della vita cristiana alla teologia di scuola.
Un'eccezione è costituita dall'incisiva opera di Agostino.
La filosofia della patristica venne influenzata dal platonismo, dalla filosofia della religione di FILONE DI ALESSANDRIA (25 a.C. ca.), dal neoplatonismo e dalla Stoà.
Gli apologeti del II secolo difesero il neonato cristianesimo contro i pregiudizi e le accuse dei pagani".
GIUSTINO sosteneva che gli uomini sapienti già prima della venuta di Cristo erano partecipi, seppur in modo frammentario, della parola divina (lógos), dalla quale ebbe origine la creazione e che si è incarnata in Cristo (divenendo carne).

Alla corrente dello gnosticismo, che mira a superare la semplice fede attraverso una forma di conoscenza più elevata, si oppose il tentativo di.
CLEMENTE ALESSANDRINO (145 ca.) di fondare una vera gnosi cristiana, considerando la filosofia dell'antichità una forma atta a ricevere i nuovi contenuti religiosi del cristianesimo.
Egli assume con ciò posizione nella controversa questione se la filosofia sia utile, inutile o addirittura dannosa alla fede.
Secondo Clemente la filosofia è voluta da Dio e il suo uso ragionato è salutare.
Anche filosofi greci, seppur non partecipi della rivelazione, erano ispirati da una illuminazione divina naturale, quando, per esempio, giungevano alla comprensione di una causa prima del mondo.
Contrapposto alla mediazione teorizzata da Clemente è il totale ripudio della filosofia di TERTULLIANO (160 ca.), che si oppone alla penetrazione di essa nell'ambito della fede: «che cosa ha a che fare Atene con Gerusalemme!»

Con ORIGENE (185 ca.) la filosofia comincia a imporsi come riflessione sui contenuti della rivelazione.
Dio è immateriale, ha creato il mondo dal nulla.
Suo figlio è il lógos e occupa una posizione intermedia fra Padre e il mondo.
Le cose del nondo sono immagini del lógos, non del padre stesso.
In origine Dio ha creato tutti gli esseri spirituali ugualmente perfetti.
Le differenze che sussistono fra di essi nascono dalla loro libera volontà, che consente loro di accedere al Male.
Gli spiriti che stanno a lato di Dio sono angeli, mentre quelli decaduti sono demoni.
Tra questi stanno gli esseri umani.
Quale pena per il peccato le anime vengono congiunte al corpo e acquistano in tal modo la possibilità di purificarsi.
Al termine dell'esistenza terrena le anime verrano liberate dal male e ogni cosa si ricongiungerà nell' unità divina.

GREGORIO NISSENO (335 ca.) considera l'essere umano come un elemento di congiunzione fra il mondo sensibile e quello spirituale.
L'anima è «una sostanza creata, vivente, razionale che conferisce al corpo organico e sensitivo energia vitale e facoltà percettive».
Anima e corpo costituiscono un'unità.
Pertanto, l'attività sensoriale e quella intellettuale necessitano l'una dell'altra; esse sono, tuttavia, sotto il controllo della ragione, che si serve dei sensi come di uno strumento.
L'uomo è immagine di Dio; mentre quest'ultimo, peraltro, è un essere non creato e pertanto immutabile, l'uomo è creato e mutevole.
In questo sta la possibilità per cui l'uomo, in virtù della sua libera volontà, può volgersi dal Bene verso il Male.

Una notevole influenza sulla filosofia, la teologia e la mistica del Medioevo venne esercitata da DIONIGI AREOPAGITA (500 ca.), noto anche come Pseudo-Dionigi, che fuse pensieri neoplatonici e cristiani.
Secondo Dionigi, queste sono le vie per conoscere Dio:
- la positiva nomina gli attributi divini (p.es. la Trinità);
- la negativa (teologia negativa) trae origine dalle cose finite e nega di Dio tutto quanto è stato creato (p. es., Dio non ha un corpo).
Questa via ci induce, al di là della sua apparente inadeguatezza, a chiarire la natura di Dio.
Qualsiasi definizione può essere solo simbolo di una innominabilità.
Perciò, solo la via mistica rappresenta l'ascesa dal complesso del determinato all'indeterminato.
In Dio riposano gli archetipi di tutto l'esistente sotto forma di suoi pensieri ed espressioni di volontà.
Le cose del mondo scaturiscono da lui e traggono la loro essenza dalla partecipazione agli archetipi.
In tal modo le cose partecipano di Dio, ma non Dio delle cose, poiché Dio è "sovraesistente" e "sovraessenziale" (contro il panteismo).
Il processo di emanazione delle cose da Dio si compie gradualmente, dando così luogo a un ordinamento gerarchico dell'essere, che costituirà uno schema di base dell'ontologia scolastica.
Il mondo mira a ricongiungersi a Dio, che viene considerato causa dalla quale esso trae origine.
La nostalgia dell'anima umana nei confronti di Dio si risolve attraverso l'unione mistica con l'Uno divino.