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"JOSEPH SCHELLING"
filosofica di Titolo
Joseph Schelling
Il pensiero di FRIEDRICH WILHELNI JOSEPH SCHELLING (1775-1854)
subì profondi mutamenti: inizialmente condivise le tesi di Fichte, dal quale, tuttavia, si distaccò attraverso la sua filosofia della natura; successivamente, invece, il suo pensiero assorbì suggestioni dalla concezione mistico-teosofica di Jakob Bòhme.

Un problema di base per Schelling è l'unità degli opposti: soggetto e oggetto, spirito e natura, ideale e reale.
    «La natura deve essere lo spirito visibile, lo
    spirito la natura invisibile. Qui, dunque,
    nell'identità assoluta dello spirito in noi e
    della natura fuori di noi deve risolversi il
    problema di come sia possibile una natura
    fuori di noi.»
Nel Sistema dell'idealismo trascendentale la coscienza di sé viene considerata il sommo principio del sapere.
Essa crea se stessa e, al tempo stesso, tramite produzione inconscia, il mondo degli oggetti.
L'Io come soggetto si identifica con l'Io come oggetto, perché si rende oggetto attraverso l'attività del pensiero.
    «L'Io non è nient'altro che una creazione infinita
    di se stesso come oggetto.»

Nella sua filosofia della natura, la natura come soggetto è assoluta produttività, come oggetto semplice prodotto.
Se esistesse solo pura produttività non nascerebbe nulla di determinato.
Deve, perciò, esistere una reazione come limite dal quale derivano le forme.
La ragione del limite sta nella natura stessa che diviene oggetto di se stessa.
Queste forze contrapposte causano l'incessante divenire della natura.
L'esistenza apparente di produzioni è, in realtà, un costante processo di riproduzione, un continuo distruggere e ricreare.
Schelling chiarisce questo concetto tramite l'immagine di un fiume in cui si creano vortici dall'impatto con corpi immersi nella corrente.
La corrente opposta del vortice ha origine però dalla forza della corrente stessa.
Anch'esse sussistono nell'incessante rinnovamento di energie contrastanti.
La natura è, nella sua totalità, animata da vita produttiva.
Anche ciò che viene definito inorganico è solo vita non ancora destatasi, addormentata.
    «Anche la cosiddetta materia inerte è solo un
    mondo animale e vegetale per così dire ebbro
    di finitezza... »
Nella natura ha luogo un'evoluzione, nell'ambito della quale le forze più semplici vengono accolte in quelle superiori, mentre tutto è inserito nella sostanza eterna.

Il problema dell'unità degli opposti provoca l'interrogativo sul principio che sta alla base dell'unità.
Dal 1801 Schelling elabora, perciò, la filosofia dell'identità:
    «Tutto ciò che è, è, in sé, uno».
L'identità assoluta viene concepita anche come punto di indifferenza, in cui tutti gli opposti sono indifferenti.
Poiché, dunque, quanto all'essenza, tutto è uno, la dinamica del processo di sviluppo nell'universo deve potersi spiegare con il prevalere a livello quantitativo, di volta in volta, di una delle parti degli opposti che si separano dall'Uno assoluto.

L'opera Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana (1809)
segna il passaggio di Schelling dal sistema dell'identità al periodo religioso-teosofico.
La libertà umana consiste nella facoltà di esercitare il Bene e il Male.
Il problema della possibilità del Male si può risolvere, secondo Schelling, solo ammettendo in Dio stesso una divisione fra fondamento ed esistenza.
    «Poiché nulla è prima o al di fuori di Dio, egli
    deve avere in sé il fondamento della sua
    esistenza... Questo fondamento della sua esistenza,
    che Dio ha in sé, non è Dio considerato
    in senso assoluto, ovvero in quanto esiste;
    poiché egli è solo il fondamento della
    sua esistenza. Esso è la natura - in Dio; un
    essere non scindibile da lui e tuttavia diverso.»
Poiché tutto il creato proviene da Dio ed è al tempo stesso diverso da Dio, esso deve avere origine in ciò che in Dio non è egli stesso.
Il fondamento è concepito come ragione oscura, inconscia, come disordine che deve essere trasformato nella luminosità dell'esistenza, nell'ordine, nella ragione, nella volontà universale.

Mentre in Dio queste due caratteristiche dell'essenza sono indivisibili, nell'uomo esse si separano, e da questo deriva la tendenza al Bene o al Male.
Poiché l'uomo, in quanto originato dal fondamento, ha in sé un principio relativamente indipendente in Dio, egli è libero di tendere al Bene o al Male.
Il Male non nasce dal fondamento in sé, ma dalla volontà dell'uomo quando essa si separa dalla luce.
Per superare, però, il dualismo di fondamento ed esistenza, è necessario ammettere l'esistenza di un fenomeno che Schelling definisce Ungrund (non fondamento): esso si comporta in modo indifferente in rapporto a tutti gli opposti, perciò non vi è nulla in esso che limiti il loro manifestarsi.