img


"NIETZSCHE"
filosofica di Fichte

Nietzsche I
FRIEDRICH NIETZSCHE (1844-1900) è entrato nella storia dello spirito come genio bizzarro: impegno accanito, radicale volontà di rinnovamento, notevole acutezza e magia del linguaggio caratterizzano la sua opera, che si può suddividere in tre periodi di produzione, fra loro collegati.

Primo periodo (1869-76)
Figlio di un pastore protestante sassone, Nietzsche ricevette un'istruzione classico-filologica, e fu docente di filologia classica presso l'università di Basilea.
Nel 1871 scrisse La nascita della tragedia dallo spirito della musica: gli elementi originari dell'ellenismo, l'apollineo e il dionisiaco, si sono fusi insieme nella tragedia antica, pervenendo a una sintesi armonica; l'apollineo rappresenta la componente moderata, razionale, il dionisiaco quella passionale, demoniaca.
La tragedia muore con il sorgere della filosofia, il cui principale rappresentante fu Socrate.
Già in Euripide era avvenuto il passaggio:
    «La divinità che parlava attraverso di lui non
    era Dioniso e neppure Apollo, bensì un demone
    nuovissimo, di nome Socrate.»
Nietzsche spera in una rinascita della cultura tragica tramite Richard Wagner (1813-1883), la cui musica e personalità in questo periodo della sua vita ancora lo incantano.
Fra il 1871 e il 1876, con le quattro Considerazioni inattuali, in cui parla di David Friedrich Strauss, citato come esempio del filisteismo culturale e del primato del pensiero storico (Hegel, E. von Hartmann), di Schopenhauer e di Wagner, Nietzsche si confronta con la cultura del suo tempo.

Secondo periodo (1876-82)
Nietzsche stesso definisce questa fase di sviluppo del suo pensiero filosofico come filosofia del mattino.
Sono gli anni della pubblicazione di Umano troppo umano (prima e seconda parte), Aurora e La gaia scienza.
A livello stilistico, Nietzsche scopre nell'aforisma la sua miglior forma di espressione linguistica.
A livello contenutistico, questi ultimi scritti sono fra loro collegati in particolar modo dal tema della lotta contro la decadenza, la morale e la religione a essa relative, ovvero il cristianesimo.
Nietzsche assume una posizione di scettica razionalità ed è mosso da un'accanita volontà di ricerca della verità.
Contro la morale e l'impostazione tradizionale degli interrogativi filosofici, Nietzsche porta in campo, con singole osservazioni sempre diverse:
1) Il significato del linguaggio;
il linguaggio nasconde che l'uomo può cogliere con le parole solo in apparenza I' essenza delle cose, mentre in realtà si limita a creare un altro mondo accanto al primo.
Così scrive Nietzsche:
    «Che cos'è, allora, la verità? Un esercito di
    metafore in movimento... che dopo lungo uso
    sembrano essere agli occhi di un popolo fisse,
    canoniche e vincolanti: le verità sono illusioni,
    di cui noi abbiamo dimenticato la natura.»
2) II rapporto inadeguato fra esistenza e valore:
la fiducia nella validità di giudizi razionali è, in sé, un ulteriore fenomeno morale.
3) La relatività della morale:
i giudizi morali non sono assolutamente atemporali; è possibile, al contrario, dimostrare come essi siano connessi alle condizioni storiche e sociali.
4) Le reali contraddizioni della morale.
5) La storicità della morale: Nietzsche ritiene di poter scoprire come le virtù si siano trasformate in pregiudizi convenzionali.
6) L'argomentazione genealogica:
la rivelazione storica e psicologica delle cause induce a rifiutare i criteri di valore tradizionali.
Nietzsche scruta senza riserve dietro le maschere dell'individuo religioso e/o virtuoso e confuta così l'esigenza di una motivazione oggettiva.
Così una «sbagliata psicologia nell'interpretazione delle cause e delle esperienze» conduce al cristianesimo, allo stesso modo in cui, nel caso di azioni che hanno un fondamento apparentemente etico, è possibile individuare motivi in genere non corretti.
    «Anche le morali sono solo un
    linguaggio cifrato delle passioni.»
Nietzsche considera reali solo quelle riflessioni pratiche finalizzate al godimento nel lavoro.
La compassione è in realtà autodifesa, l'amore verso il prossimo è egoismo.

Al cristianesimo Nietzsche rimprovera di aver contribuito in larga parte al "rammollimento" dell'individuo; di essere costituito dogmaticamente da residui di un antico e paradossale mondo immaginario; di alimentare la speranza in un aldilà inesistente, al quale già i suoi contemporanei non credono più; l'ipocrisia, per cui le persone di fede cristiana non vivono secondo i principi in cui dichiarano di credere.
Queste considerazioni trovano la loro espressione più incisiva in La gaia scienza, nella rappresentazione dell'uomo folle che cerca Dio.
Nietzsche dipinge qui la visione di un mondo che, privo di orizzonte e senza capo né coda, comincia a vacillare poiché
«Dio è morto e tale resta! E siamo stati noi a ucciderlo!»
Schleiermacher

Nietzsche II
Terzo periodo (1883-88)
Con le opere Così parlò Zarathustra (1883/85), Al di là del bene e del male e La volontà di potenza (pubblicata per la prima volta nel 1901 da appunti raccolti negli anni Ottanta), il pensiero di Nietzsche raggiunge il culmine della sua maturazione nell'annunciazione di una nuova epoca: la posizione critica viene mantenuta, ma alla diagnosi viene fatta seguire una terapia basata sul nuovo pensiero nietzscheano.
Nietzsche stesso esprime questa concezione con l'immagine delle tre metamorfosi dello spirito: in un primo momento lo spirito assume le sembianze di un cammello, che porta pazientemente il carico costituito dalla vecchia morale, poi si trasforma in leone (l'"io voglio"), che combatte contro il drago dei valori (il "tu devi").
Infine, lo spirito si tramuta in bambino, che gioca il gioco della creazione.
La diagnosi della cultura occidentale viene espressa da Nietzsche con il termine nichilismo:
    «Il rifiuto radicale di ogni valore, senso e di quanto sarebbe auspicabile».
I valori più alti hanno perso contenuto, il castello di menzogne del fragile pensiero cristiano e della filosofia successiva a Socrate è prossimo al crollo.
La tradizione greco-cristiana porta in sé da sempre questo seme del nulla, i cui frutti Nietzsche ora osserva.
Egli ritiene di essere, con questa visione, un anticipatore rispetto ai suoi contemporanei: i deboli, alla luce di questa realtà, dispereranno, i forti (superuomini) vi scorgeranno gli elementi per la creazione di un riordinamento e una trasvalutazione dei valori.
La terapia di Nietzsche consiste nell'annunciazione che si concentra intorno alla volontà di potenza.
Nietzsche esalta il superuomo soprattutto in Zarathustra: questi si distingue per la sua completa libertà di fronte ai valori tradizionali.
Il suo agire si conforma a criteri terreni: egli ambisce a conquistare forza, vitalità e potenza.
Gli stanno di fronte gli uomini dallo spirito gregario, che si piegano ancora alle imposizioni di un Dio (inventato) e sono schiavi di una morale della debolezza e della compassione.
I superuomini, pochi di numero, sono sufficientemente forti da sopportare le amare conseguenze della loro libertà e il pensiero dell'eterno ritorno.
L'eterno ritorno dell'uguale viene presentato in La gaia scienza, come «il peso più grande»:
    «Dovrai rivivere... questa vita ancora una e
    poi ancora infinite volte... L'eterna clessidra
    dell' esistenza verrà girata sempre e di nuovo,
    e tu con essa, minuscolo grano di polvere.»

Nietzsche cercò più tardi di dare, attraverso argomentazioni di carattere logico e naturalistico, un fondamento teoretico al tema dell'eterno ritorno, certezza intuitiva che lo perseguitava come un "demone".
Il suo senso è da individuarsi nell'ultima giustificazione del superuomo.
La formula viene data da Nietzsche stesso in La volontà di potenza.
Traendo spunto dalla filosofia di Schopenhauer e Spinoza, nonché dagli studi compiuti dalla biologia del suo tempo, Nietzsche riconosce nel comportamento umano e nei criteri che governano ogni forma di vita la volontà di autoconservazione.
La causa che sta alla base di ogni pensiero e di ogni azione è la volontà, che, contrariamente a quanto sostenuto da Schopenhauer, non è cieca, ma ha scopi definiti: autoconservazione, incremento della gioia e della capacità di vivere, conquista di forza e potere.
E poiché questo principio domina ovunque, Nietzsche riassume:
    «Questo mondo, un mostro di potenza, senza
    principio né fine, una grandezza solida e inflessibile
    di potenza ... Questo mondo è la volontà
    di potenza - e nient'altro! E anche voi
    stessi siete questa volontà di potenza e
    nient'altro!».
Partendo da questa visione, Nietzsche propone un capovolgimento di tutti i valori: i vecchi valori sbiaditi e i nuovi si informano al principio della volontà di potenza.
Il Bene e il Male potranno essere determinati, in futuro, in base all'utilità di un'azione per la forza vitale, e all'acquisizione di potenza che se ne potrà ricavare:
    «Che cosa è bene? - Tutto quanto fa crescere
    nell'uomo il senso di potenza, la volontà di
    potenza, la potenza stessa.
Che cosa è male?
    Tutto quanto deriva dalla debolezza.
Che cosa
    è la felicità? - La sensazione che si prova,
    quando la potenza cresce ... Non soddisfazione,
    ma maggior potenza; non pace soprattutto,
    ma guerra; non virtù, ma valore».

Nel 1888 Nietzsche redasse ancora una serie di scritti di tono solenne, fra cui L'Anticristo e Ecce homo.
Mentre nel primo egli lancia ancora una volta i suoi strali contro il cristianesimo, nel secondo risalta in modo palese la sua presunzione.
In una sorta di rassegna egli espone argomenti come "Perché la mia intelligenza è così eccelsa", "Perché scrivo ottimi libri", e così via.
Questo atteggiamento degenerò in forme di megalomania, fino a quando, in conseguenza di una crisi che lo colse nel 1889, cadde in uno stato di alienazione mentale.