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"FILOSOFIA ARABA"
filosofica di Titolo
Filosofia araba
Il mondo arabo ebbe un ruolo di fondamentale importanza per lo sviluppo intellettuale dell'Occidente cristiano nel Medioevo.
La scienza araba, in particolar modo la medicina, era di livello decisamente superiore rispetto a quella dell'Occidente latino.
Ma, soprattutto, negli anni fra l'800 e il 1200, la cultura islamica custodì la tradizione filosofica e scientifica della Grecia antica.

Le opere greche vennero tradotte in lingua araba tramite il lavoro di grandi scuole e giunsero in Occidente attraverso la Spagna dei Mori.
In tal modo, tutte le opere di Aristotele divennero accessibili al Medioevo cristiano (e non più solo gli scritti di logica tradotti da Boezio) e, di conseguenza, si favorì lo sviluppo delle scienze empiriche.
AL-Farabì (875 ca.) si pose lo scopo di operare una sintesi tra la filosofia aristotelica e il neoplatonismo.
In tal modo, egli sviluppò un'ampia descrizione metafisica del cosmo, collegando la teoria dell'emanazione di Plotino con la dottrina aristotelica dell'intelletto.

Partendo dai concetti base elaborati da al-Farabì costruì il suo pensiero filosofico il famoso medico AVICENNA (ibn-Sinà 980-1037).
La sua metafisica si fonda sulla differenza fra l'essere Che è necessario di per sé (Dio) e l'essere la cui necessità è determinata da altro.
Poiché, secondo Avicenna, l'essere necessario può Produrre solo l'unità (non avendo in sé alcuna molteplicità), Dio ha creato l'Intelligenza prima, necessaria ed eterna.
Dall'attività intellettuale dell'Intelligenza prima si crea gerarchicamente il cosmo.

Il livello più basso della gerarchia è costituito dall'intelletto agente, che ha il compito di illuminare l'intelletto passivo dei singoli uomini e dare le forme alla materia.

Poichè le cose e l' intelletto umano derivano cula stessa fonte, è possibile pervenire a un'adeguata conoscenza del mondo.
Il fine dell'esistenza Consiste o nel ricongiungersi con l'intelletto agente.

La teologia ortodossa contestò Avicenna, opponendogli che se il mondo fosse reso necessario ed eterno da Dio, non dovrebbe aver luogo alcun atto creativo vero e proprio.
Le critiche più influenti vennero ad Avicenna da AL-GHAZILI (1058-1111 ca.), il quale, adducendo argomentazioni gnoseologiche, tentò di delineare i limiti della filosofia in rapporto a Dio.
AVERROE' (ibn Ruschd; 1126 ca.) esercitò una forte influenza sull'Occidente cristiano, in particolar modo attraverso i suoi ampi Commentari alle opere di Aristotele; così come quest'ultimo viene definito il filosofo per eccellenza, Averroè è passato alla storia come il commentatore.

Si distinguono tre gruppi di commenti:
- le parafrasi, in cui vengono riassunte le conclusioni aristoteliche;
- i commenti medi, che espongono e chiariscono il contenuto della dottrina di Aristotele con le considerazioni dell'autore;
- i grandi commenti, che analizzano il testo aristotelico in modo dettagliato.

Averroè mira a una conciliazione tra filosofia e Islam; egli distingue così differenti livelli di comprensione del Corano, corrispondenti alle diverse capacità intellettive di ogni individuo.

Nella sua teoria dell'intelletto egli distingue fra l'intelletto agente, che trasmette i concetti intelligibili e l'intelletto potenziale, che li accoglie.
Entrambi sono immortali e sovraindividuali.
L'attualizzazione dei concetti nell'intelletto potenziale riferita a una persona concreta costituisce l'intelletto individuale acquisito.
Poiché esso, essendo legato all'individuo, è mortale, Averroè esclude l'immortalità delle anime individuali.

Fra le figure più eminenti della filosofia ebraica del Medioevo spiccano AVICEBRON (ibn Gebirol; 1025 ca.) e MOSÈ MAIMONIDE (Moshesh ben Maimòn; 1135-1204).
Entrambi spagnoli, scrissero le loro opere in lingua araba.
Secondo Avicebron tutti gli esseri pervengono all'esistenza per volontà di Dio attraverso l'unione di materia e forma.
Con l'esclusione di Dio, ogni cosa, comprese le sostanze spirituali, è composta di materia universale.
Questa non è corporeità, che della materia è solo una determinata forma, bensì pura potenzialità all'acquisizione della forma, attraverso la cui manifestazione essa perviene all'esistenza.

Maimonide esercitò la sua influenza soprattutto tramite l'opera Guida dei perplessi, in cui si rivolge a coloro i quali, trattando problemi filosofici, hanno cominciato a nutrire esitazioni nei confronti della fede.

Nel caso in cui alcuni passi della Bibbia si rivelino in contrasto con le conoscenze scientifiche è necessario interpretarli in senso allegorico.
Maimonide è assertore di una teologia negativa, affermando che è possibile parlare dell'essere di Dio solo tramite negazioni; si possono fare afffermazioni riguardo al suo agire, ma non alla sua essenza.