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"FILOSOFIA DELLA VITA"
filosoficaDellaVita
Filosofia della vita
HENRI BERGSON (1859-1941) si propone di fondare una nuova metafisica.
A tal fine egli procede dai risultati della ricerca nell'ambito delle singole scienze e li supera, giungendo a una visione intuitiva.
Nella sua opera maggiore, L'evoluzione creatrice, Bergson elabora,
dal confronto con la teoria evoluzionistica, una complessa filosofia della vita.
La vita è concepita come un continuo processo creativo, sostenuto dallo slancio vitale (élan vital), che si sviluppa e differenzia in forme sempre nuove.

La concezione che sta alla base della ricerca naturalistica non consente di comprendere l'elemento vitale, in quanto applica un criterio statico, che astrae e isola e non considera l'elemento dinamico e l'unicità propria dell'esistenza.
Essa si basa, inoltre, sul concetto di tempo spazializzato e quantitativo proprio delle scienze naturali, che è in contrasto con la durata (durée) del flusso vitale, come fluire ininterrotto e creativo, che conserva in sé il passato e lo congiunge con il futuro.
È possibile cogliere la durata nell'esperienza interiore, che corrisponde alla qualità pura e all'intensità degli stati di coscienza.
Lo slancio vitale si diversifica in tre forme:
piante, animali e uomo,
che vengono creati dall'imporsi della materia.

L'istinto proprio degli animali e l'intelletto umano sono modi strumentali di agire, laddove l'istinto è più vicino alla vita, ma non può comprendere se stesso riflessivamente.
L'intelletto è volto allo statico e al materiale ed è, in linea di massima, al suo posto solo nell'ambito della realizzazione tecnica.
La partecipazione allo slancio vitale creativo è possibile solo attraverso una concentrazione della coscienza nell'intuizione, che mette in rapporto intelletto e istinto.
Nell'opera Le due fonti della morale e della religione,
Bergson distingue una forma chiusa della morale e della società e una forma aperta.
La società chiusa impone al singolo una totalità di comportamenti, all'interno dei quali la morale riveste la funzione di un sistema di norme impersonali, dettate dalle esigenze della comunità.
La morale aperta, al contrario, si fonda sulla libertà, sull'amore e sul modello di vita.
Allo stesso modo, il consolidamento che domina nella religione statica è al servizio del mantenimento della società vigente.
Esso ha la funzione di proteggere dal timore e dall'incertezza, mentre l'essenza della religione dinamica è nella mistica, il cui fine è il conseguimento dell'unione con il creatore.

Il pensiero filosofico di GEORG SIMMEL, ( 1858-1918),
uno dei fondatori della sociologia, è da ascrivere, nella sua ultima fase, alla filosofia della vita.
La vita tende ad ampliarsi, a elevarsi e, infine, a superare la propria morte.
Nel corso di questo processo, essa si pone in un confronto attivo con il suo ambiente circostante, che le fornisce spazio e limiti.
L'esistenza produce forme socio-culturali che traggono origine dal processo creativo della vita ma si distaccano successivamente da esso ("svolta verso le idee"), realizzando una legge e una dinamica propria che non possono più essere ricondotte alle caratteristiche della loro origine.
Solo attraverso la partecipazione a questa "cultura oggettiva"
(la scienza, il diritto, la religione),
il singolo trova la sua "cultura soggettiva".
Contemporaneamente, però, si instaura un conflitto costante e distruttivo, in quanto le forme oggettive ostacolano lo sviluppo creativo dell'esistenza, imponendole la loro legge a essa estranea e consolidandosi in questa estraneità.
La tragedia della cultura, secondo Simmel, consiste nel fatto
    «che le forze distruttrici scatenate contro
    un essere derivano proprio dagli strati più
    profondi di quell'essere stesso».
Alla libertà umana è dato dischiudere, in lotta contro le forme sclerotizzate, nuovi orizzonti all' esistenza.
In ambito etico, riveste particolare significato la concezione di Simmel sulla legge individuale.
Essa non dipende da una norma universale, bensì si fonda su un dovere individuale al quale sottostà il corso dell'esistenza della persona; mantiene la caratteristica di obbligo incondizionato, ma ha la capacità di integrare l'unicità e la storicità dell'individuo nel dovere morale, cosa che risulterebbe impossibile a una legge di carattere universale.

Secondo LUDWIG KLAGES 1872-1956; opera principale:
Lo spirito come antagonista dell'anima
la vita appare divisa in due poli: il corpo e l'anima,
laddove l'anima è il senso del corpo, e quest'ultimo è espressione dell'anima.
L'esperienza originaria è rivolta verso la realtà delle immagini che incontriamo.
Gli archetipi di ogni forma di vita sono per l'anima il Reale e l'Attivo.
In questo universo cosmico vitale irrompe, agli albori delle culture più articolate, lo spirito, quale forza estranea e autonoma.
Astrattizzando, smembrando e mutando ogni forma vivente in puro oggetto, lo spirito rompe l'originaria armonia dell'esistenza e minaccia, unitamente a una volontà tirannica, di distruggere il nostro universo vitale.