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"AGOSTINO"
filosofica di Titolo
Aurelio Agostino
L'opera di AURELIO AGOSTINO (354-430) costituisce una delle creazioni più interessanti della storia spirituale dell'Occidente.
Al tramonto dell'antichità, Agostino pose le basi, attingendo all'eredità della filosofia classica, per una "filosofia cristiana", divenendo così il precursore del Medioevo.

Nel suo pensiero si trovano, peraltro, molti spunti che si trasmisero sino all'Età moderna e contemporanea, vennero ripresi da Cartesio e, in Parte, da Husserl nelle analisi sulla interiorità del tempo.
Il documento più importante per la comprensione della sua personalità e del suo pensiero sono le Confessioni.

Nei primi capitoli egli descrive il periodo precedente alla sua conversione, caratterizzato da inquietudine e dissidio interiore.
I capitoli successivi contengono la famosa dottrina della memoria, riflessioni sulla sua esperienza, la coscienza, il tempo, nelle quali si trovano elementi anticipatori di una filosofia della coscienza.

La particolarità del percorso verso la conoscenza di sé intrapreso da Agostino sta nel suo volgersi a Dio.

Io riconosco me stesso solo alla luce della verità di ciò tramite il quale sono già da sempre creato.
L'uomo può esprimere le proprie possibilità di conoscenza attraverso la fede, come, al contrario, è la conoscenza stessa che conferma la fede:
«Crede ut intelligas; intellige ut credas.»

La ricerca dei presupposti del conoscere conduce Agostino alla scoperta che il fondamento nel sapere sta nell'interiore certezza della coscienza.
Nell'intenzione di superare lo scetticismo, egli giunge a un percorso di pensiero recuperato successivamente da Cartesio.
Posso ingannarmi riguardo alle cose che sono al di fuori di me; ma nel momento in cui dubito di esse, sono cosciente del mio dubitare.
La mia esistenza è data come premessa in ogni atto di giudicare, dubitare, errare: «Si enim fallor, sum.»

Così, questo percorso conduce a trovare Certezza nell'interiorità La formulazione agostiniana classica in proposito recita:
«Non uscir fuori, torna in te; nell'uomo interiore abita la verità» (noli foras ire, in te ipsum redi; in interiore homine habitat veritas).

Colui che cerca la verità si muove in una direzione che conduce progressivamente verso l'interiorità e rappresenta, al tempo stesso, l'ascesa a Dio: dal mondo esteriore sensibile (foris) al mondo interiore dell'intelletto umano (intus) e da quest'ultimo alla parte più intima dell'anima (intimum cordis), a Dio quale origine prima della verità stessa.

Nella propria interiorità l'uomo trova verità necessarie e assolute, eterne e universalmente valide (p. es. i fondamenti della matematica e il principio di contraddizione).
Queste verità non provengono dall'esperienza sensibile, la cui indagine rivela, piuttosto, che essa già presuppone determinate idee, ovvero non si crea senza l'apporto dell'intelletto.
Così, per esempio, unità o uguaglianza sono idee che vengono applicate all'esperienza sensibile in quanto già si possiedono.
Allo stesso modo, la fuggevole impressione provocata dai sensi non può fornire i concetti delle cose.
Solo conservando, connettendo e confrontando nella memoria le immagini di queste impressioni è possibile fare chiarezza sulla natura delle cose sensibili.
Agostino risolve il problema del conseguimento del possesso delle idee indipendentemente dalla conoscenza sensibile tramite
la teoria dell'illuminazione: le verità eterne pervengono all'uomo dall'irradiazione divina.

Quest'ultima è paragonabile all'effetto della luce solare.
Gli occhi sono la potenza dell'intelletto, le cose illuminate gli oggetti della conoscenza e il sole la forza della verità.
Agostino riprende questa immagine dalla tradizione della metafisica della luce neoplatonica.

Le idee sono gli archetipi di tutto l'esistente nell'intelletto divino.
Il mondo creato è la realizzazione e l'immagine di questi archetipi.
Dio crea il mondo dal nulla.
Questo significa che, prima della creazione, non esistevano né materia né tempo.
Se il tempo nasce solo con la creazione, allora Dio si colloca al di fuori del tempo e non ha senso chiedersi quando ha avto origine il mondo.

Gli elementi costituenti del mondo sono la materia, il tempo e la forma (idee eterne).
Una parte dell'essere è stata creata da Dio nella sua forma definitiva (gli angeli, l'anima, gli astri), mentre un'altra parte delle creature è soggetta a modificazioni (p. es. i corpi degli esseri viventi).
Per chiarire questo concetto, Agostino elabora la teoria delle ragioni seminali (rationes seminales), che vennero poste da Dio all'interno della materia; da esse si sviluppano gli esseri viventi.

In tal modo diventa comprensibile il processo della creazione, senza che sia necessario ricorrere ad altre cause al di fuori dell'assoluta attività creatrice di Dio.


Di Agostino è famosa l'analisi del tempo, di cui tratta nell' XI libro delle Confessioni.
In essa viene svelata l'attività della coscienza (memoria) che costituisce la misura del tempo e vengono fatte riflessioni generali sulla condizione dell'esistenza dell'uomo quale essere temporale, in rapporto a una verità eterna.
In questa occasione, Agostino compie la svolta dalla concezione del tempo legata al cosmo, propria dell'antichità, alla dimensione di una coscienza del tempo soggettiva e interiore.
Se il tempo viene considerato come un dato oggettivo si nota che esso si scompone in diversi istanti, perché ciò che è passato non è più, il futuro non è ancora e il presente si riduce all'istante in cui avviene il passaggio dal passato al futuro.
Tuttavia, noi abbiamo una coscienza della durata, abbiamo esperienza del tempo e possediamo criteri per la sua misurazione.
Evidentemente, ciò è possibile solo se la coscienza umana possiede la capacità di conservare nella memoria, sotto forma di immagini, le tracce lasciate dall'impressione fugace dei sensi, e in tal modo conferire a esse la durata.

II modo in cui le immagini vengono richiamate alla mente definisce le tre dimensioni temporali, quali «presente di ciò che è trascorso, vale a dire il ricordo; presente di ciò che è attuale, vale a dire ciò che è manifesto; presente di ciò che è a venire, vale a dire l'attesa».
Pertanto non è corretto dire che esistono passato e futuro, mentre è vera solo l'esperienza del Presente che si spinge nel passato e nel futuro con il richiamo alla memoria.
Il tempo viene misurato nella coscienza; esso ci è dato come una distensione dell'aninza (distentio animi).
Ai margini di questa distensione nel passato e nel futuro le immagini scompaiono progressivamente nel buio.
Poiché, quindi, l'intelletto crea le dimensioni temporali, l'interiorità dell'uomo è costantemente scissa fra attesa, realizzazione e ricordo.

L'esperienza della propria temporalità rimanda l'uomo a ciò che è immortale.
Volgendosi alla verità eterna, Io spirito si placa «...non frammentato nel molto che va e viene, ma disteso verso quanto è da sempre».

Poiché lo spirito si raccoglie intorno al Dio eterno, dal quale trae origine tutto l'esistente, l'uomo risulta essere «partecipe dell'eternità».
Secondo Agostino, l'essere umano è «una sostanza dotata di ragione che consiste di anima e corpo», laddove la priorità spetta all'anima.

L'interiorità dell'uomo risulta essere una unità nella triade di memoria, intelletto e volontà ed è pertanto immagine della trinità divina.

Il concetto che sta alla base dell'etica agostiniana è l'amore, che coincide con la volontà.
Il fine dell'uomo è la felicità, che non si consegue soddisfando i desideri di beni mondani, ma è da ricercarsi in Dio, l'Eterno e l'Amato.
Dio ha creato l'uomo a sua immagine e solo in lui egli realizza il suo fine.
L'essere umano individua il criterio per l'agire nel vero amore, che è quello verso Dio.
Se l'amore è vero, l'agire umano non necessita di alcuna altra legge morale.
Pertanto Agostino può dire: «Scegli e fai quello che vuoi.» (Dilige et quod vis fac.)
Tuttavia, accade che gli uomini generalmente si abbandonino all'egoismo e scelgano pertanto il falso Bene.
Qui sta la differenza fra uti (adoperare) e frui (godere).
Si può fare uso dei beni esteriori solo per conseguire il fine più alto, la felicità in Dio, di cui possiamo godere per amore di questa stessa.
Se, tuttavia, godiamo dei beni terreni e di noi stessi, trascuriamo il vero fine dell'amore.
Agostino spiega la tendenza al male nell'uomo con la colpa ereditaria, che l'uomo si è attribuito in origine.
Egli non può liberarsi di essa con le proprie forze ma deve rimettersi alla grazia di Dio.
La libertà dell'uomo verso il Bene ha fondamento nella predestinazione tramite Dio.

La concezione della storia esposta da Agostino nella sua opera De civitate Dei esercitò una grande influenza sulla filosofia della storia europea e sulla separazione politica dei poteri nel Medioevo.
La storia è concepita come la lotta fra due regni: quello della città divina e quello della città terrena.
Entrambe si fondano su due diverse forme dell'amore: «...la terrena sull'amore verso se stessi, che può giungere sino all'empietà, la divina sull'amore verso Dio, che si innalza sino al disprezzo di sé.»
A questo corrispondono la chiesa e lo stato quali forme esteriori, tuttavia in entrambi si trovano rappresentanti dei due ordini spirituali.
In tal modo, nel corso della storia ha luogo sempre una commistione dei due regni, fino a quando, alla fine dei tempi, entrambe verranno divisi e verrà sancito il trionfo della città divina.