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"UMANESIMO"
filosofica di Titolo
Umanesimo
GIORDANO BRUNO (1548-1600) elaborò un'ampia metafisica, anche se non in tutte le sue parti convincente.
Bruno raccolse spunti dal neoplatonismo, da Nicola Cusano e Copernico.
La sua concezione del cosmo lo portò a entrare in conflitto con l'Inquisizione che lo condannò e lo fece giustiziare.

Bruno riprende la teoria eliocentrica copernicana, tralasciando, peraltro, il concetto delle sfere celesti che, secondo Copernico, delimitavano l'universo e concependo quest'ultimo come infinito.
L'universo bruniano consiste di una infinità di mondi, che possono essere abitati esattamente allo stesso modo della terra.
Mentre i singoli mondi sono in continuo divenire, l'universo, nella sua totalità, è immoto ed eterno, poiché non ha nulla al di fuori di se stesso, è esso stesso tutto essere.
La ragione di questo risiede nel fatto che il Dio infinito può, in quanto tale, creare solo infinità.
Nell'unità universale della causa prima divina è "contratto" tutto l'essere; in esso si realizza la coincidenza degli opposti.
I singoli enti del Mondo sono la sua "esplicazione".
Pertanto, la Presenza del divino sussiste in tutte le forme della natura.
Dio non è al di fuori del mondo, bensì dentro di esso.
Nei singoli enti, peraltro, la coincidenza degli opposti va persa.
Poiché in essi anche potenzialità e realtà si disgregano, non sono mai quel che potrebbero essere e pertanto sono incompiuti, mutevoli ed effimeri.

La causa che agisce nella natura è l'anima del mondo.
L'intelletto universale che scaturisce da essa è il "fabbro del mondo", che forgia la materia dall'interno, trasformandola nella molteplicità della natura.
La forma non viene impresssa alla materia dall'esterno; essa è contenuta nella materia e viene spinta da essa verso l'esterno.
La materia e tutte le parti del mondo sono permeate dallo spirito, perciò animate.
Nella sua opera tarda, Bruno sviluppa l'idea delle monadi, che, quali unità infinitesime ed estramamente semplici, contengono l'essenza delle cose e costituiscono gli elementi fondantali della natura.
, L'intelletto umano mira, conformemente all'essenza dell'universo, alla conoscenza dell'infinito.
L'infinità è il centro intorno al quale esso ruota, senza mai raggiungerlo.
Il moto dell'intelletto è sostenuto perciò da "eroico furore", che conduce a un'elevazione della coscienza e, per gradi all'unità con il divino.

FRANCESCO PETRARCA (1304-1374) è considerato il fondatore dell'Umanesimo.
Fu soprattutto il rifiuto del sapere schematico diffuso dalle università medievali a indurlo al recupero della filosofia e della letteratura dell'antichità.
Alle opere dei maestri classici Petrarca attribuisce valore esemplare sia a livello contenutistico che formale.
Il movimento ebbe, nel suo complesso, un carattere eminentemente letterario, a testimonianza dell'ammirazione allora nutrita per l'eloquenza degli antichi.
Il linguaggio (grammatica, retorica, dialettica) divenne, pertanto, uno degli oggetti di studio primari del pensiero umanistico, favorito anche, in misura rilevante, dal lavoro filologico che portò all'elaborazione di nuove edizioni dei testi dell'antichità.

Nelle Dialecticae disputatione di LORENZO VALLA (1407-1457), uno studio su concetto, frase, deduzioni logiche, emerge chiaramente come la logica viene resa accessibile dal linguaggio.
A questo tipo di impostazione è collegata la critica nei confronti della scolastica: questa trae in inganno tramite le sue assurde costruzioni di parole; è necessario risalire alle cose stesse e comprendere il rapporto fra parola e cosa.
Principale oggetto di indagine della filosofia deve essere l'uomo, da cui la denominazione di Umanesimo, come indagine rivolta all'umanità.
In questo ambito, anche la filosofia morale acquista un particolare significato.

L'esponente di maggior rilievo dell'Umanesimo settentrionale fu
ERASMO DA ROTTERDAM (1469-1536), che tentò di collegare la filosofia cristiana con l'humanitas dell'epoca antica.
Si richiede, da parte dell'individuo, una sapienza che sia in grado di conciliare gli opposti e non escludere nulla.
Questo atteggiamento richiede tolleranza in ambito religioso, che si accorda pienamente con l'idea di una cristianità educata in senso umanistico e cosmopolita.
Nell'opera satirica Elogio della follia, Erasmo indirizza le sue critiche in particolar modo verso le debolezze proprie degli uomini e dell'epoca.
Cresce la coscienza dell'autonomia della ragione nei confronti di qualsiasi forma di autorità.
Pertanto, anche per quel che riguarda la fede, ognuno è responsabile esclusivamente nei confronti della propria coscienza.
Sebbene molte delle idee di Erasmo ercitarono influenza sulla Riforma, in un momento successivo egli prese le distanze da essa, come risulta dalla polemica con Lutero sulla questioni del libero arbitrio, sostenuto da Erasmo con vigore.

TOMMASO MORO (1478- 1535), che fu in rapporto di amicizia con Erasmo, acquistò fama grazie in particolar modo, al suo scritto Utopia, in cui progettò un ideale di stato utopico, costruito sulla tolleranza religiosa, su una generale eudemonia e sull'abolizione della proprietà privata.